una pratica semplice

Basta  trovare un angolo tranquillo della vostra casa dove sentite che la calma vi pervade e siete così in pace con voi stessi per creare lì lo spazio per un altare.

Accomodatevi bene su una sedia o su un cuscino, direttamente sul pavimento, come sentite più naturale perché possiate rilassarvi.

Chi pratica il Buddhismo di Nichiren Shonin invoca il Daimoku di fronte al Gohonzon ma poiché si suppone che voi non lo abbiate ancora ricevuto, sistemate sull’altare una copia del Sutra del Loto perché possiate rivolgervi ad esso con rispetto e devozione.

Accendete delle candele, un bastoncino di incenso profumato, sistemate dei fiori freschi perché tutto l’insieme vi dia una sensazione di ordine, semplicità e bellezza.

Seguendo un ritmo sufficientemente sostenuto e scandendo bene le sillabe, recitate la formula sacra Nam-Myo-ho-ren-ge-kyo in retto tono, cioè mantenendo sempre la stessa nota, per circa cinque o dieci minuti consecutivi, se è la prima volta che lo fate. Per aiutarsi nel mantenere un buon ritmo, alcuni sono soliti adoperare un metronomo posizionato a 160 battute al minuto.

Cercate di ascoltare con attenzione il suono del Daimoku che recitate e se vi può essere utile chiudete gli occhi ogni tanto per concentrarvi meglio.

Non preoccupatevi per i pensieri o le immagini che passeranno naturalmente per la vostra testa e quando vi accorgete di esservi distratti tornate semplicemente all’ascolto del Daimoku. Non vi impensierite se lo dovrete fare più volte, è naturale che accada.

Abbandonatevi all’ascolto attento del Daimoku recitato e non cercate di comprendere ciò che sta operando in voi.

Provate a praticare ogniqualvolta lo desideriate, così, in semplicità.

Una pratica ancora più semplice!

Il Daimoku può essere recitato in ogni occasione e ovunque vi troviate. E’ sufficiente recitarlo con un buon ritmo e concentrandovi sulla sua sonorità.

E’ tutto qui! Seriamente. Molti hanno sperimentato l’efficacia di questa semplice pratica. Provate anche voi.

Il Buddha Shakyamuni ci ha suggerito di non confidare nelle dottrine astratte o nelle teorie quanto piuttosto di valutarle sulla prova concreta e manifesta della loro efficacia per la nostra vita. Se la pratica religiosa attuata non produce frutti evidenti e reali benefici, forse è il caso che la lasciate perdere.